Intervista a Maria Teresa Infante
Maria Teresa Infante è Poeta accreditato WikiPoesia (https://www.wikipoesia.it/wiki/Maria_Teresa_Infante) e Presidente onorario di WikiPoesia con ratifica 3 gennaio 2020 a Domodossola. Ha al suo attivo 16 pubblicazioni con diverse case editrici: 7 sillogi poetiche; 1 raccolta di poesie per bambini, 1 romanzo. Ideatrice e curatrice di 5 antologie contro la violenza di genere e verso abusi e soprusi verso i minori e 2 antologie su “Terre di Capitanata e di Bari”
– Fondatrice e vice presidente dell’Associazione culturale L’Oceano nell’Anima (Bari)
– Responsabile del settore editoriale di Oceano Edizioni
– Redattrice della rivista letteraria on line OceanoNews
– Capo Redattore della testata giornalistica indipendente web OceanoNews
– Capo Redattore della testata giornalistica indipendente web OceanoNews
– Collaboratrice del giornale (cartaceo) Il Corriere di San Severo e per un breve periodo del Corriere di Puglia e Lucania (corrierepl.it)
Alcuni suoi articoli sono stati pubblicati su La Gazzetta, Paese Italia, Metropolitan Web, Wox Militiae ecc
– Membro della commissione esaminatrice del Premio Letterario Nazionale Nicola Zingarelli – IX- X –XI edizione e dell’edizione in corso.
– Presidente del Premio internazionale di Poesia Ciò che Caino non sa per sensibilizzare contro la violenza di genere e abusi, soprusi e crimini verso il mondo dell’infanzia.
– Collaboratrice e direttrice artistica del Premio Accademico Internazionale di Letteratura Contemporanea Lucius Annaeus Seneca a cura di L’Oceano nell’Anima, affiancato dall’Università degli Studi Aldo Moro di Bari.
Vincitrice di 17 premi di poesia, narrativa e giornalismo tra cui il Premio letterario N. Zingarelli nel 2015; il Premio L. S. Senghor di Africa Solidarietà Onlus 2019; “Il Convivio” 2018
Il 25 novembre 2016 Amnesty International imprime due versi di Agnese (poesia inserita nella silloge C’è sempre una ragione, 2014) sul MURO a Busto Arsizio, per sensibilizzare contro la violenza di genere.
Nel 2014 la poesia Voglio sentire (2° cl. Premio Alda Merini, Accademia dei Bronzi, 2013) silloge C’è sempre una ragione, diventa la colonna sonora del video Run for Parkinson’s interpretata da Lidia Sbalchiero in virtù della giornata per il Parkinson del 9 aprile.
Nell’ottobre 2019 esordisce con una esperienza cinematografica nel film per il grande schermo di Eric Veneziano CalmApparente, tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore Mauro Valente.
– Nel novembre 2019 riceve il “Premio alla cultura” De Finibus Terrae con il patrocinio del Comune di Lecce e Gallipoli
– Il 18 dicembre 2019 presso l’Antico teatro Apollo di Lecce riceve l’”Alto riconoscimento” per la poesia e la letteratura “Cesira Doria Ferrari” dall’Accademia “Italia in Arte nel Mondo”.
Più volte ospite presso radio e tv locali. Le interviste, in varie regioni italiane, sono disponibili in rete, come anche tante sue poesie interpretate da attori teatrali.
Segreti
Questo scorrere d’occhi
più non galleggia
dove sprofondo i piedi
l’ingegno
s’avventa strano
dove sprofondo i piedi
l’ingegno
s’avventa strano
tra il disgregare
che fa troppo male
che fa troppo male
delle miserie che non so parlare
dieci, cento notti
ho sezionato all’alba
ho sezionato all’alba
quando credevo di saper contare
forse di troppa penna
ho confidato invano
forse sarei già straccia
senza inchiostro in corpo.
Vedi?
Mi fermo qui
perché non puoi capire
perché non puoi capire
ciò che non scrivo
è il sangue che mi opprime.
Maria Teresa Infante
(da "Collisioni d'interni", Il Convivio 2019)
***
Benvenuta su Le stanze di carta Maria Teresa Infante e grazie per il suo tempo.
Leggendo la sua biografia non si può che rimanerne affascinati, e annoverarla tra le testimonianze femminili che hanno fatto della poesia quasi una missione di vita. Ma come è nato il suo interesse per la poesia?
Sono io a ringraziarti per l’introduzione di cui non posso che sentirmi lusingata e anche un po’ imbarazzata ma in parte hai ragione, la poesia sotto tanti punti di vista si è imposta nel mio quotidiano. L’interesse, nel senso stretto della parola è nato in età matura, quando è sopraggiunta l’esigenza di approfondire la conoscenza di autori classici e contemporanei. La passione per il verso scritto invece nasce tra i banchi di scuola quando imparavo a memoria, senza che ce ne fosse necessità, le poesie del Leopardi, quasi che nel ripeterle mnemonicamente diventassero anche un po’ mie. Mai avrei pensato di scriverne a mia volta ma è stata un’evoluzione spontanea e naturale.
Quali poeti o letture sono state per lei formative?
Ho citato Leopardi, forse perché l’incontro con la sua poetica è avvenuto nell’età travagliata – come il suo animo – dell’adolescenza e il rapporto empatico è stato quasi inevitabile. Ma il Nostro è stato la rampa di lancio, sono tantissimi gli autori che amo, nella loro specifica diversità, e altri di cui vado continuamente alla scoperta ma ciò che reputo sia stato “formativo” per la mia “scrittura” (che si voglia definire poesia incute un timore reverenziale) è lo studio della filosofia. Confrontarti con il libero pensiero, spinge a riflessioni di natura universale, all’accettazione del dubbio come entità indispensabile, al superamento dei limiti della non conoscenza in un continuo esercizio mentale che, successivamente, avviene tuo malgrado, nonostante te. Parti da Platone, Aristotele, arrivi a odiare Kant e Hegel quando devi preparare le tesine per poi capire, a distanza, quanto bene ti abbiano fatto. Ad oggi seguo il prof. U. Galimberti, P. Singer, l’attualissimo affabulatore Peter Sloterdijk oltre a un caro amico il prof. E. Marco Cipollini, le cui pubblicazioni trovo interessanti e fruibili al lettore attento.
Come nascono le sue poesie?
Le mie poesie sono un atto naturale, spontaneo. Nascono così come le riporto nei miei libri, senza costrutti artificiosi, di getto. Anche la metrica, spesso presente, è una mia caratteristica innata, dettata da una musicalità interiore. Eppure non sono frutto di improvvisazione, tutt’altro; sono la risultanza di un profondo esame su me stessa o sulle cose del mondo (vedi risposta precedente) che a volte sento sulla mia stessa pelle; sono la sintesi, la tesina di una “logica sentimentale” codificata in versi.
Ha fondato il Premio Internazionale di Poesia “Ciò che Caino non sa” per riflettere e sensibilizzare sulla violenza di genere, ricevendo per questo importanti riconoscimenti. Quando ha iniziato a considerare la poesia in modo meno marginale, più impegnato per così dire?
Quando ho intuito l’importanza della parola scritta “verba volant…” e la sua capacità di attecchire anche sui muretti a secco – così frequenti nella mia terra – e concimarli di sentimento. La mia poesia è il tentativo di comunicare, di uscire dalla solitudine di cui non ci rendiamo conto, così immersi in una moltitudine di indifferenti; è l’opportunità di dialogo, di svelamento, è il mio atto di coraggio che mi ha salvata da una timidezza di fondo.
Anche “Ciò che Caino non sa” è una creatura generata naturalmente dalla necessità di scuotere le coscienze sopite e narcotizzate dall’abuso di notizie e dallo stillicidio mediatico; riportare l’attenzione sulla persona e non sulle statistiche, sulla devastazione del dolore e non sulla cronaca impietosa è stato spontaneo oltre che doveroso. La poesia ha in sé la rara capacità di restituirci quella parte di umanità dimenticata. I riconoscimenti invece non sono altro che il riscontro dell’avvenuta comunicazione tra me e il lettore.
In uno dei suoi primi libri lei dice una cosa molto bella "Non è una sconfitta/questo star seduta/nel mio pensiero che si è fatto sera/non è la resa che mi ferma il volo/non è tradire il corso del destino/è solo andare in cerca del mio orto/e della terra che mi farà casa/tra il fiato corto delle cornamuse.".... Come molti poeti anche lei ha cercato di dare un senso allo scrivere poesie?
Direi che è la poesia che ha dato un senso a quanto avevo difficoltà ad elaborare, giungendomi in aiuto, offrendomi la chiave del mio interno. Mi occupo anche di narrativa, scrivo articoli collaborando con vari giornali ma tutto questo non sarebbe stato possibile se la poesia non avesse dato un senso al mio marasma interiore portando ordine e nutrimento, tirandomi fuori dal silenzio.
La sua poesia ha suscitato l’attenzione di critici e poeti, tra cui Mauro P. Montacchiesi, Domenico Pisana, Franca Alaimo, Enrico M. Cipollini, Italo Zingoni che si sono espressi positivamente sulla sua poetica. Lei come definirebbe la sua poesia?
Preferisco lasciare che siano gli altri a farlo.
Cosa vuol dire essere Poeta?
Difficile dirlo per noi comuni mortali che possiamo solo aspirare a tale titolo, ma di una cosa sono certa: “la poesia prima si vive poi si scrive”. Se ciò non accade diventa solo un esercizio stilistico/linguistico sotto mentite spoglie. La poesia deve essere sempre verità, “onesta” appunto.
Ha pubblicato molto ma c’è un libro in particolare a cui è legata?
Ho due figli e se qualcuno mi rivolgesse questa domanda la risposta sarebbe ovvia. Di libri ne ho pubblicati 14 (5 sono antologie) e sono tutte creature partorite da un travaglio interiore, doloroso all’occorrenza. Anche la mia narrativa, come la poesia, non è mai svincolata da contesti o situazioni che mi appartengono profondamente. Non riuscirei a scrivere nulla di cui non ne abbia sperimentato le emozioni. Non credo potrei mai scrivere romanzi fantasy.
Un’ultima domanda. Cosa consiglierebbe ai giovani che vogliono diventare poeti o scrittori?
Mi verrebbe da dire di vivere il proprio tempo e l’età con i piedi saldamente ancorati al suolo, di non forzare mai la mano perché ogni accadimento conosce il luogo e il tempo per il suo avvento ma… MA è anche vero che se si hanno dei sogni bisogna farsi trovare pronti e mai impreparati per quando giungerà il momento. Come l’atleta che si allena al chiuso di una palestra in attesa del campionato (deformazione professionale, da ex pallavolista). Scrivere è essenzialmente una propensione innata ma va coltivata e curata giorno per giorno; lo studio, le letture sono indispensabili per spaziare con le conoscenze e sviluppare il pensiero critico. Scrivere è semplice, arrivare al lettore è difficile.
Ti ringrazio di cuore per l’intervista; vado ad allenarmi… cioè, a leggere
Ilaria Cino
Intervista a Maria Teresa Infante
Reviewed by Ilaria Cino
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marzo 12, 2020
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