Intervista a Flavia Novelli di Ilaria Cino

Flavia Novelli, nata a Pontebba (UD) il 22/08/1968, vive da sempre a Roma.
Laureata all’Università La Sapienza in Sociologia, con specializzazione in comunicazione, si è dedicata per diversi anni all’attività didattica e di ricerca e alla scrittura saggistica.
Ma la sua vera passione è la poesia. A maggio 2017 ha pubblicato la sua prima silloge, Vennero i giorni, Edizioni Progetto Cultura. Il suo secondo libro, Universi femminili, H.E. Herald editore, è stato presentato a dicembre 2018 presso la Casa internazionale delle donne di Roma e al Passaggi Festival della saggistica di Fano. Ad aprile 2019 è uscito il suo ultimo libro, Parole nude, edizioni Montag. È presente in diverse antologie.
Nel 2018 ha fatto parte del gruppo di 8 poeti selezionati tramite bando nazionale per partecipare al progetto europeo “REFEST – Images and Words on Refugees Routes” (Immagini e Parole sui Percorsi dei Rifugiati) e raccontare, attraverso la poesia, le storie di migranti e richiedenti asilo. Vincitrice concorso letterario Premio Afrodite 2018 (poesia erotica); Menzione di merito concorso internazionale Invito alla Poesia 2019; Vincitrice sezione "versi di vino" Premio letterario internazionale Voci – Città di Roma 2019; Menzione di merito Premio Internazionale di Poesia L.S.Senghor 2019, sezione libro edito con “Universi femminili”. Collabora con il blog Librinews, libri da leggere, cultura e notizie, per il quale cura la sezione dedicata alla Poesia. Sito ufficiale: Più o meno poesia 


Vorrei essere l'ombra
legata ai tuoi piedi
per seguire ogni tuo passo
Trascinata sull'asfalto bollente
o su erba bagnata
Allungata su grigi palazzi
Piegata ad angoli di muri
Spezzata su gradini di scale
a scendere e salire
La notte
al buio
spalmarmi leggera sulla tua pelle
come un invisibile e impalpabile velo
per condurti nel sonno
E al mattino scivolare
adagiata accanto a te
mentre su un fianco lentamente ti risvegli
con la luce tenue che filtra dalla finestra
e ti scalda la schiena

Flavia Novelli
(Da "Parole nude" Montag 2019)

***
Grazie per questa chiacchierata per Le stanze di carta, Flavia Novelli.

A che età ha iniziato a scrivere poesie?

La prima poesia ricordo di averla scritta in quarta elementare, per il giornalino di classe. Poi, però ci sono stati periodi anche lunghi in cui non ho scritto, o scritto in modo discontinuo. Solo da alcuni anni la poesia ha assunto un ruolo preminente nella mia vita.

Quali letture l'hanno influenzata?

Lettera a un bambino mai nato di Oriana Fallaci ha sicuramente avuto un’importante influenza nella mia formazione, non solo per quanto concerne la scrittura. Lo lessi a 12 anni, grazie a un’illuminata professoressa di italiano che ha svolto un ruolo fondamentale nella mia crescita. Il libro di Fallaci mi ha trasmesso quell’abitudine all’introspezione e al monologo interiore che è parte essenziale della scrittura poetica. Ricordo che mi colpì particolarmente la fiaba della magnolia, forse perché anche io abitavo all’ultimo piano e guardavo affascinata la grande magnolia del giardino sottostante. Ancora oggi, se vedo una magnolia il pensiero va a quella triste storia in cui un uomo lancia dal terrazzo una donna che precipita sulla magnolia, morendo con un fiore in mano, e la bambina che assiste alla scena dice alla madre «Mamma, hanno buttato una donna sulla magnolia ed ha colto un fiore». Forse è anche da lì che ha origine il mio interesse per le tematiche di genere e per il fenomeno delle violenze sulle donne, a cui ho dedicato una raccolta di poesie (Universi femminili. Di vita violenze e coraggio, H.E. Herald editore). Ho anche scritto una poesia per quella magnolia:

C’è una magnolia
che sempre si affaccia nei miei ricordi 
una magnolia di carta
rubata alle pagine di un libro
C’è una bambina 
affacciata a un balcone
che la annaffia di parole
C’è un seme che non germoglia
una magnolia che muore
C’è il ricordo
del primo libro
che ha nutrito
le mie parole

Ha un genere di poesia preferito?

Sinceramente non amo dividere la poesia - e, in senso lato, la letteratura e l’arte tutta - in generi o stili. Ovviamente ne riconosco il valore e l’utilità a fini accademici, ma non sono questi i criteri che guidano le mie scelte e preferenze. Intendo che non riuscirei a dire (e non credo avrebbe senso) che preferisco la poesia crepuscolare a quella ermetica o la poesia civile al futurismo. Una poesia mi conquista, a prescindere dalla corrente a cui appartiene, per le sue specificità intrinseche. Posso però dire che seguo con particolare interesse la poesia femminile perché vi riconosco un comune sentire.

Ha pubblicato diversi libri, ce n'è uno in particolare a cui è legata, che le sta maggiormente a cuore? Ce ne parla.

Effettivamente resto legata al primo, Vennero i giorni, Progetto cultura editore. Una corposa raccolta di poesie che è una sorta di diario poetico di una fase particolarmente difficile della mia vita in cui vicende personali molto dolorose mi hanno portato a riscoprire il potere balsamico della parola scritta e la poesia è andata colonizzando spazi sempre più ampi della mia vita, in modo quasi ossessivo.

Ci sono temi ricorrenti nelle sue poesie?

L’amore è il filo rosso a cui si annodano molte mie parole per tessere storie di amori invisibili, vissuti, perduti, desiderati, immaginati, spiati. Altri fili, altre parole, si intrecciano in un groviglio che riflette quello interiore, in cui convivono i temi della memoria, dell’assenza e della perdita, del desiderio insaziabile di afferrare in modo pieno la vita.
In questa dimensione intima entra però anche il mondo esterno, con il suo carico di sofferenze e di umane vicende, e allora le parole si fanno carico delle vite degli altri: di quelle delle donne vittime di violenza, dei bambini violati, di chi vive nella solitudine e nell’abbandono, di chi fugge dalle guerre…
Perché per me la poesia ha due grandi poteri, apparentemente in contrasto fra loro: quello di farti sprofondare dentro te stessa, costringendoti a mostrare nuda la tua anima, e quello di spingerti fuori da te per vivere le vite degli altri, per sentire l’altrui sentire.

Per scrivere segue l'ispirazione o è un lavoro ragionato?

Senza dubbio l’ispirazione! Rainer Maria Rilke usava dire che ai veri poeti il primo verso viene regalato da Dio, mentre tutto il resto è dura fatica dell’uomo. Per quanto mi riguarda, posso dirmi completamente d’accordo sulla prima parte, interpretando il dono di Dio come ispirazione, o meglio, intuizione. Meno sulla seconda parte, là dove personalmente continuo fondamentalmente a lasciarmi guidare dall’intuizione, magari con l’aggiunta di una dose di riflessione e ricerca delle parole e della forma più adatte, ma sempre in modo molto immediato, non certo con “dura fatica”.

Cos'è la poesia per lei?

Parafrasando Croce, per me la poesia è essenzialmente intuizione ed espressione. Ma penso anche che la scintilla dell’intuizione non possa accendersi nel vuoto, in assenza di ossigeno; e quell’ossigeno che alimenta la fiamma è la vita vissuta, l’intensità delle esperienze. Per me è stato ed è così: la poesia come risposta a un eccesso di vita e di dolore; un modo per liberarsi di qualcosa di indicibile ma che si ha la necessità di comunicare e che la poesia riesce contemporaneamente a nascondere e a rivelare.

Infine, quali progetti ha per il futuro?

Ho un paio di manoscritti nel cassetto. Il progetto, o meglio il desiderio, sarebbe quello di vederli pubblicati e magari, un giorno, di trovarli sugli scaffali delle librerie, così poco disponibili ad accogliere volumi di poesia di autori e autrici emergenti.


Ilaria Cino

Intervista a Flavia Novelli di Ilaria Cino Intervista a Flavia Novelli di Ilaria Cino Reviewed by Ilaria Cino on febbraio 05, 2020 Rating: 5

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