Marco Melillo: tre inediti
Fitto tra le case, ritrovarsi
farsi solitudine stellata
tra paesaggi e giorni artificiali
con le muse di ritorno
a fare sponda tra
i balconi bassi
i fiori semplici e gelati
non capire più
che lingua parli
l'altalena dei precordi
fatta a spicchi, che più
li vai a bere più lavorano
la sete
come terre dissodate di pianeti
interi, il tuo intero mare.
*
Dicono che confessarsi non valga una resa
ma bisogna farlo fuori da una chiesa
ai fiori, ai frutti chinati sul taglio dei passi
occhio e croce così che si illumina
tutto l'avanti, non dico le statue immobili
che tali restano se tu le ossequi
ma i canti.
Ci finiranno stagioni argomenti viandanti
la pioggia che pazientemente sconfessa
le case ostinate di cera da duemila anni
la tua voce candida e offesa i malanni
della sazietà se la voce vi rimane intrisa.
Così quel fiato sospeso al telefono macina
nel suo mugugno il silenzio, qualcuno
dall'altra parte in attesa degrada la luce
promette la fiaba del grano quando fa
la polvere intorno ed oh vita! Oh sostanza
che unisci illusioni e in ripida ascesa
rivela le fragilità del contatto: la controluce.
Ma noi cerchiamo per questo, per altri mondi
la pace che così ne viene, e nelle strade
chi impasta pezzetti di cielo per la muratura
le luci fin troppo abbaglianti affacciando
le mani sugli occhi dei nostri bambini,
ne rinnoviamo il sereno se spuntano chiodi
e cornici di ombrelli festanti ricordano
che di acqua e di terra fino a sconfinare
nell'aria prendendo altre forme siam fatti.
All'ora in cui il giorno tutto è preghiera
quando non è resa il parlarsi e cercare
e i rumori del traffico vengono incontro
alle sacre proteste del bimbo al rumore
allo schianto di pietre del tempio
che non ci concede una sosta tra
questi argomenti e le voci annodate
alla gola noi gli rispondiamo fischiando,
nell'atto fragile uscendo dagli occhi
di un altro che vuole capire inventare
incantarsi perché non c'è tempo
nella scienza umana. Nè qui né ora
rimane l'assenza che si fa dimora.
*
Se ne dorranno, se all'uscio
del mio cantiere di vita
ti vedo. Esco ore prima
soltanto per questo cancello
rotante di sole che ci dice
Addio. Chissà se dio
da qualche altra finestra
esitando si contenti
appena di uscire.
Marco Melillo
Nato a Napoli nel '79, sono cresciuto a Torre Annunziata. 2008-2014, tra i soci del primo caffè letterario della cittadina vesuviana. 2013: ho fondato insieme ad altri una webzine culturale chiamata "c'è vita su Marte", proponendo una rubrica di poesia contemporanea fino al 2016. Alcuni miei testi sono in antologie di contemporanei. Alba Corrado è nata a Sabaudia il 17 febbraio del 1967...Visualizza Biografia
Marco Melillo: tre inediti
Reviewed by Ilaria Cino
on
marzo 03, 2020
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