Intervista a Giuseppe Pompameo di Ilaria Cino



Giuseppe Pompameo è nato e vive a Napoli. Svolge attività di editor e di consulente editoriale. Insegna scrittura creativa e scrive anche per il teatro. Suoi testi saggistici e narrativi sono apparsi in varie antologie letterarie e sulle riviste culturali "Quarto Potere" e "L'Isola". Ha collaborato, dal 2007 al 2012, con la Fondazione Premio Napoli. Ha pubblicato un romanzo, "Straluna" (Scrittura e Scritture, 2016) e tre raccolte di racconti, "Le strane abitudini del caso (Scrittura e Scritture,  2011), "E per dolce mangia un cuore" (Scrittura e Scritture, 2012) e "Pozzo di cielo" (Homo Scrivens, 2019). Nel 2010 un'altra sua raccolta di racconti, "Il rumore bianco dell'inverno", è stata segnalata dal Comitato di Lettura della ventitreesima edizione del premio letterario "Italo Calvino". Nel 1992 ha, inoltre, pubblicato una silloge di poesie dal titolo "Implosioni". Nel 2014 ha partecipato con un suo racconto, "Fugge via primavera", all'antologia "Scrittori per Eduardo", dedicata alle opere di Eduardo De Filippo.


Uno degli ospiti speciali di questa settimana è lo scrittore Giuseppe Pompameo che parla con Ilaria Cino dei temi eterni della vita e del viaggio di uno scrittore:

Quali sono state le tappe fondamentali che hanno fatto di te uno scrittore?

ll mio percorso di scrittore è partito dalla pubblicazione di un libro di poesia, "Implosioni". Quindi, dopo aver scritto numerosi racconti, pubblicati in varie antologie e riviste letterarie, nel 2011 è uscita una mia prima raccolta di racconti, "Le strane abitudini del caso", edita da Scrittura e Scritture. Ancor prima una tappa fondamentale è stato il riconoscimento ottenuto nel 2010, con la segnalazione, da parte del Comitato di Lettura del Premio Italo Calvino, di una mia raccolta di racconti, "Il rumore bianco dell'inverno". Nel 2012 esce un altro libro di racconti, "E per dolce mangia un cuore", seguito, qualche anno dopo, nel 2016, dal romanzo "Straluna", sempre pubblicato da Scrittura e Scritture. Quest'anno, poi, sono tornato alla narrativa breve con "Pozzo di cielo", edito da Homo Scrivens. Un altro momento per me importante è stata,nel 2017, la scrittura e la messa in scena vdi un mio testo teatrale, "Acqua santa", che ha riscosso un buon successo di pubblico e di critica.

Cosa consiglieresti a chi volesse intraprendere un percorso simile al tuo? 

Consiglierei umiltà, pazienza e, naturalmente in presenza di talento e creatività, un lavoro quotidiano sulle parole, un esercizio giornaliero di revisione e, talvolta, laddove sia necessario, di riscrittura dei propri testi, per cercare, con uno "sguardo" e una "voce" il più  possibile originali, di migliorarsi e di costruirsi un'identità letteraria personale, non smettendo mai di mettersi in discussione. Quindi lavoro, lavoro, lavoro, da buoni artigiani, ancor prima che da artisti. 

Che peso ha avuto la lettura nella tua carriera e quali sono state le letture che ti hanno maggiormente segnato?

Penso che per ogni scrittore leggere, e tanto, sia imprescindibile dal proprio mestiere.
Nella mia carriera, come in quella di molti miei colleghi, il piacere dell'esercizio quotidiano della lettura viene, di sicuro, prima ancora dello scrivere e serve a fornire idee e stimoli creativi che non possono che arricchire il bagaglio di conoscenze e di consapevolezza narrativa di uno scrittore. Le letture e gli autori che hanno significato di più per me in realtà  sono molti: dai grandi poeti ermetici e simbolisti del Novecento, agli autori della scuola latinoamericana, con le opere di Garcia Marquez, di Cortazar, di Amado, libri come "La terza sponda del fiume" di Guimaraes Rosa, ai grandi narratori americani, da Scott Fitzgerald, a Capote, ad Hemingway, a Carver, fino alla narrativa italiana del Novecento,  con Gadda, i "Sillabari" di Parise, Calvino, "Ferito a morte" di La Capra, "Malacqua" di Nicola Pugliese.

Com'è cambiato negli anni il rapporto con la scrittura e con i tuoi libri?

Negli anni ho acquisito sempre più consapevolezza di quanto la scrittura per me rappresenti anche un modo di vivere e di pensare, di osservare il mondo con altri occhi, di assorbire la realtà circostante per poi trasfigurarla, con l'immaginazione, in chiave narrativa. Con i miei libri, invece, il rapporto è stato sempre di grande coinvolgimento ed identificazione fino alla pubblicazione, per poi diventare un rapporto da buoni amici che, però, si frequentano di rado e, magari, si ritrovano solo in occasione delle varie presentazioni.

A differenza di altri scrittori non ti sei limitato alla narrativa ma anche al teatro, alla poesia, hai tenuto e tieni corsi di scrittura. Consideri queste attività come accessorie o le reputi un completamento della tua figura di scrittore?

Sicuramente tutte le attività che svolgo, in particolare i corsi di scrittura creativa e di tecniche di narrazione del mio laboratorio "Alfabeti", sono per me, oltre che fonte di continuo arricchimento intellettuale, espressione di una mia idea di vivere la scrittura e la letteratura in modo completo e in tutte le sue forme. 

Molti lettori hanno notato come nel tuo ultimo libro “Pozzo di cielo” tu abbia affrontato temi umani profondi in un linguaggio innovativo, cercando nuovi modi per affrontare il dolore e l’esperienza umana. Sei d’accordo, e quali sono state le sfide in questa impresa?

Il mio obiettivo, sin da quando ho progettato e, quindi, iniziato a scrivere "Pozzo di cielo", è stato quello di raccontare dei drammatici fatti di cronaca nera italiana di fine Novecento utilizzando, come sottolinea lo stesso sottotitolo del libro "La letteratura immagina la vita", una chiave visionaria, e cercando di riscattare, almeno in parte, il dolore di quei tragici eventi con la fantasia, con l'immaginazione, attraverso uno sguardo "diverso" e una "voce", per quanto possibile, originale. In definitiva è stata questa la grande scommessa di "Pozzo di cielo". Ai lettori, e ai critici, il giudizio sugli esiti di questa delicata, complessa operazione narrativa. E le risposte, devo dire, finora, a tre mesi dall'uscita del libro, sono stata positive.

Quali sono le tue speranze e aspettative per il futuro?

Le mie aspettative per il futuro sono quelle di continuare a scrivere, a lavorare, ogni giorno, sulle parole e su idee narrative sempre nuove e originali. La speranza è quella di portare a termine un importante progetto di scrittura, un romanzo, molto particolare, dedicato alla mia città, Napoli, un progetto molto ambizioso e impegnativo, per il quale mi sento finalmente pronto. 

Ilaria Cino


Intervista a Giuseppe Pompameo di Ilaria Cino Intervista a Giuseppe Pompameo di Ilaria Cino Reviewed by Ilaria Cino on settembre 20, 2019 Rating: 5

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