Recensione del mese: Accadimento onirico - Antonio Di Gennaro

Da questa necessità di colloquio, non come fantasticheria ma come realtà evocata e fatta rivivere nascono i versi di Di Gennaro:/Eccomi come ogni sera/Signore,/stanco nella carne/e nell’anima/m’affido alla preghiera/per nutrirmi di riposo/. Tu sai dei giorni,/l’amarezza di chi erra/senza meta,/la miseria e la pena/di quel nulla/che scivola in sonno/. L’atto del poetare non coincide solo l’atto creativo con ma con l’atto creativo finalizzato alla ricerca e alla testimonianza dell’alterità:/Il sogno è il luogo/dove vorrei incontrarti,/incantevole ombra./Buio lago di bruma e/dolce attesa, m’inabisso/nel gorgo del sonno./Umbratile ombra,/la notte dischiude di stelle/l’inespresso desiderio/.
Ma come farsi testimone del senso di infinitezza se è insito nell’autore la consapevolezza dell’inadeguatezza dello strumento verbale, della frattura esistente tra vita e logos? (A chi racconteremo la nostra povertà?/In questo corpo, in questa carne/solitudine in cammino/tracceremo col silenzio le parole,/che un Dio ascolterà,/forse un Dio, Lui, il Divino o nostra idea,ci offrirà riposo/.) E’ in questo conflitto tra vita vissuta e la sua incomunicabilità che si innesta il linguaggio poetico atto a ricucire lo strappo e che nel caso di Di Gennaro si fa invocazione, preghiera, domanda, ascolto:/La fiera, braccata/nel buio, brancolava nel vuoto./Accontentati della mia voce,/bisbigliò l'Angelo/prima del volo/.
Ilaria Cino
Recensione del mese: Accadimento onirico - Antonio Di Gennaro
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settembre 23, 2019
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