Recensione del mese: Variazione Madre - Federico Preziosi
Un intrigante libro di poesie quello di Federico Preziosi che esordisce con Variazione Madre (Controluna, 2019) anticipando nel titolo il riferimento ad una poesia in divenire, all’abbandono di un linguaggio tipicamente “marziale”, come sottolinea G. Cerbino nell’introduzione, per una parola androgina che sappia coltivare l’arcano dell’emisfero femminile. Non c’è da stupirsi di questa ambivalenza dal momento che in passato molti poeti a partire da Dante a Shakespeare, a Bukowski hanno assunto l’archetipo donna-madre come metafora del dolore per eccellenza. Ma quale dolore viene battuto dal Preziosi come un sentiero nuovo se non il dolore ontologico di stare al mondo e nel mondo farsi spazio con una propria voce :/la voce non viene fuori, non sovvengono parole senza suono, la risposta si è contratta nella voglia/la memoria e il desiderio dicono una sola cosa:/è il momento del tremore che scuote queste ossa/e il momento, stanne certo, non divide corpo e lame/sono aperte le ferite, ma non resta che aspettare/.
Attraverso una scrittura carnale, di matrice Rosselliana, il Preziosi ci fa prendere confidenza con la madre come figura mitica, come presenza ancestrale da cui si origina il canto, il disincanto e la determinazione dell’io lirico:/Sono nata da un incesto di una Madre/da un sangue rappreso in due palmi di mani/cosparso sul ventre in un mattino/in novembre, sul tramonto dell’autunno/. Come in un rito d’iniziazione l’amore fa da collante alla nascita della poesia del Preziosi dove un “vagito doloroso” rivela un lirismo tutto al femminile “Divenni figlio, Amore e infine Donna” ma non senza implicazioni di una colpa latente che percorre l’opera:/la notte pregavo le falene di mangiarmi/portandomi da Dio senza condanna/; o ancora nella lirica “La maledizione della bellezza”: /sono schiuma che torna al mare leggiadra/come un prestanome domiciliato alla morale/qualcuno in segreto maledice i porci/e la rivelazione è fango di pensieri orfani/resto sola consolando la mia colpa/quanta bellezza accuso di vestirsi sotto/.
Da questo dispiegarsi dell’io, inizia il percorso creativo del Preziosi che assume su di sé come in una sorta di predestinazione “fare l’amore è un destino” la ricerca di un linguaggio, di un suono attraverso cui raccontarsi, e portare alla luce i sentimenti più profondi. La poesia del Preziosi non ha alcuna presunzione di approdare a delle verità universali né da un punto di vista formale si presenta come un atto estetico, piuttosto va intesa come catarsi o come suggerisce G. Cerbino come “combinazione tra scrittura e la dimensione tribale e taumaturgica della poesia”.
Ilaria Cino
Recensione del mese: Variazione Madre - Federico Preziosi
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agosto 04, 2019
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