Poesia del giorno: Rita Dove
Il grillo e la negritudine
Stavo suonando le mie canzoni
da solo;
non conoscevo nessun altro
con cui poterle suonare.
Certo, le melodie erano tristi-
ma dolci, anche, e non sarebbero venuti
finchè il giorno non fosse spuntato: sai
che questo è il modo in cui il cielo fa balenare
le sue ultime ciocche luminose? Fu allora che
il dolore sarebbe sbocciato dentro
fino a non poter più trattenersi; mi sono inginocchiato
per raschiare in maniera nitida
e non importava chi avessi sentito.
Poi vennero le grida e i fischi,
la raccolta in barattoli, un'arrampicata di zampe.
Ora ce n'erano altri: ruzzolati,
confusi. Non conoscevo i loro nomi.
Eravamo una lanterna musicale;
i bambini dormivano ai nostri sospiri rantolanti.
E se di tanto in tanto uno di noi
si fosse liberato e avesse cantato mentre si arrampicava
fino all'orlo, ci sarebbe sempre
ricascato. Il che li faceva ridere
e battere le mani. Almeno allora
sapevamo cosa li soddisfaceva,
e dov'era l'orlo.
Rita Dove
(da "The New Yorker", febbraio 2012, trad. di Alberto Fraccacreta).
Poesia del giorno: Rita Dove
Reviewed by Ilaria Cino
on
luglio 19, 2019
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