Scritture critiche su: Margherita Guidacci
Nata a Firenze nel 1921 e scomparsa a Roma nel 1992, Margherita Guidacci, ebbe un’infanzia ed un’adolescenza solitarie, in una famiglia permeata da una profonda religiosità alla quale il suo spirito attinse sempre. Laureata in letteratura italiana, studiosa di lingua e letteratura inglese, fu una donna schiva e introversa, poetessa fra le più sensibili e "rigorose" del Novecento italiano.
L'interesse per la letteratura inglese e angloamericana la portò, dopo la laurea, a dedicarsi allo studio della lingua inglese e già nel 1945, aveva cominciato a pubblicare traduzioni dalla Dickinson, da E.Hemingway, W. Blake, Hilda Doolittle e L.W. Shenfield.
Nel 1946 uscì a Firenze, presso Vallecchi, la sua prima raccolta di poesie: La sabbia e l'angelo, sostenuta da N. Lisi, cugino della madre, che l'aveva incoraggiata nel suo lavoro e l'aveva presentata all'editore.
“Furono ultime a staccarsi le voci. Non le voci tremende
Della guerra e degli uragani,
E nemmeno voci umane ed amate,
Ma mormorii d’erbe e d’acque, risa di vento, frusciare
Di fronde tra cui scoiattoli invisibili giocavano,
Ronzìo felice d’insetti attraverso molte estati
Fino a quell’insetto che più insistente ronzava
Nella stanza dove noi non volevamo morire.
E tutto si confuse in una nota, in un fermo
E sommesso tumulto, come quello del sangue
Quando era vivo il nostro sangue. Ma sapevamo ormai
Che a tutto ciò era impossibile rispondere.
E quando l’Angelo ci chiese. “Volete ancora ricordare?”
Noi stessi l’implorammo: “Lascia che venga il silenzio"
(Da La sabbia e l'angelo, Vallecchi 1946)
(Da Nerosuite, Neri Pozza 1970)
Noi stessi l’implorammo: “Lascia che venga il silenzio"
(Da La sabbia e l'angelo, Vallecchi 1946)
Dopo essersi dedicata all'insegnamento del latino e del greco nelle scuole secondarie, la Guidacci passò a quello dell'inglese; nel 1948 ricevette, ex aequo con S. Penna, il premio "Le Grazie" per cinque poesie inedite. Nel 1949 sposò il sociologo Luca Pinna, da cui ebbe tre figli. La sua seconda opera Morte del ricco, uscì, a Firenze, nel 1954. Si tratta di un oratorio ispirato al cap. 16 del Vangelo di Luca. Nel 1958 si trasferì a Roma dove continuò la sua attività di insegnante e traduttrice, di saggista e pubblicista. Ma incominciò per lei un decennio di grave sofferenza psichica durante il quale entrò in crisi il suo matrimonio, crisi testimoniata dalle dieci poesie di Un cono d'ombra - premio Cervia 1965, nella sezione Poesie disperse, in M. Guidacci, Le poesie, a cura di M. Del Serra, Firenze 1999, e che culminò nel ricovero in una clinica neurologica.
Di questo suo periodo nero troviamo le fasi nelle tre raccolte poetiche: Un cammino incerto, (Lussemburgo 1970), Neurosuite (Vicenza 1970) e Terra senza orologi (Milano 1973).
e vanno ad aspettarci/
un pò più in là, verso l'alba/
Non c'è nessuno che conforta, nessuno che aiuta:
(Da Nerosuite, Neri Pozza 1970)
Nel 1976 lasciò l'insegnamento nei licei passando alla cattedra di letteratura anglo-americana . Tra il 1977 e il 1979 perse il marito e la madre, con la quale aveva sempre vissuto anche dopo il matrimonio. Nel decennio successivo pubblicò numerose raccolte poetiche: L'altare di Isenheim (Milano 1980), L'orologio di Bologna (Firenze 1981), Inno alla gioia (ibid. 1983), La Via Crucis dell'umanità.
La Guidacci era una donna estremamente sensibile, con una salda fede religiosa, mai contaminata da alcuna corrente poetica e di pensiero, nonostante negli anni quaranta si fosse trovata a confrontarsi con l’ermetismo, ma coerente con la propria idea di poesia.
“… avevo capito che i miei interessi erano di contenuto; che le parole per me valevano per il loro senso ordinario e corrente … in un accostamento drammatico di significati anzicchè in un accostamento magico di suoni…”
(Da Poesia Italiana Contemporanea 1909-1959 a cura di G. Spagnoletti, Parma 1959)
I suoi versi sono suggestivi, hanno un limpido linguaggio, trattano con profondità il mondo degli affetti quotidiani, i luoghi, i volti, gli avvenimenti, ricordi dell'infanzia, la maternità e l'amicizia il dolore e la solitudine, la morte e l'angoscia esistenziale, tema chiave dei suoi versi. L’angoscia della morte nonostante la sua profonda religiosità, era angoscia o soltanto piena consapevolezza del futuro distacco da tutto ciò che amava? Chi crede non teme certo la morte, bensì la vede come la liberazione dal peso di questo nostro pesante corpo. L’angoscia esistenziale è invece sicuramente figlia di una infanzia ed adolescenza circondata da una famiglia di persone anziane, senza contatti con coetanei, la guerra poi e la crisi matrimoniale.
Nella poesia del secondo Novecento Margherita Guidacci ha senz’altro costituito una presenza di rilievo: la necessità di scrivere come alternativa al dolore ed alla morte con cui dovette confrontarsi in un periodo di guerra, la rese deliberatamente solitaria, lontana dalle cronache e dalle mode, amante della solitudine, scambiata per questo motivo per superba da tutti quelli che non hanno mai compreso a fondo l'importanza ed il valore della solitudine intesa come allontanamento dal mondo per potere riflettere ed elaborare la propria interiorità.
Poesia d'amore
Con l’ansia stessa che tien vivo il seme
Dentro la nera zolla
Finché veda l’ignota luce desiderata,
Ed accompagna il fiume nel suo lungo viaggio
Tra monotone rive
Verso un mare glorioso, dove insieme
Riconosca e raggiunga la sua meta,
Io ti attendevo senza saperlo,
Ed era amore anche l’attesa.
Questo e non altro rammento,
E non altro so dirti,
Ora che il tempo dell’amore svelato
Sfrena danze di pòllini sul vento
E un impeto di liete acque alla foce,
E gli occhi affondano negli occhi, dolci labbra si uniscono.
Margherita Guidacci
(da Paglia e polvere, Rebellato 1961)
All'ipotetico lettore
Ho messo la mia anima tra le tue mani.
Curvale a nido. Essa non vuole altro
che riposare in te.
Ma schiudile se un giorno
la sentirai fuggire. Fà che siano
allora come foglie e come vento,
assecondando il suo volo.
E sappi che l’affetto nell’addio
non è minore che nell’incontro. Rimane
uguale e sarà eterno. Ma diverse
sono talvolta le vie da percorrere
in obbedienza al destino.
Margherita Guidacci
(da Anelli del tempo, Città di Vita 1993)
Giuliana Campisi
Giuliana Campisi
Scritture critiche su: Margherita Guidacci
Reviewed by Ilaria Cino
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marzo 22, 2018
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