Scritture critiche: sulle discoteche


Munch - L'urlo
Ho letto che le discoteche sono in crisi. I locali notturni sono in crisi in Italia per i problemi/costi legati alla sicurezza e per la tassazione. Ma forse il loro vero problema è che non vanno più di di moda. Sembra che i social network e YouTube abbiano colonizzato gran parte del tempo libero giovanile e secondo gli esperti abbiano mutato radicalmente i concetti di aggregazione ed amicizia. L'industria di questi locali ormai nel nostro Paese non sa come fare per risollevarsi. Un tempo erano l'unico luogo di ritrovo della mia generazione. In quel mondo contavano soprattutto le belle auto, l'aspetto fisico e l'abbigliamento, visto e considerato che qualsiasi forma di dialogo era soffocata dalla musica. Ma poi era veramente musica? A mio avviso era solo rumore. In quel mondo contavano figure come i deejay, i barman, i buttafuori, le sciantose in pista, le pr, i gestori della discoteca, gli spacciatori di ectasy. Tutti personaggi montati e gasati a più non posso, come se da loro dipendessero le sorti dell'umanità o quasi. Le uniche figure rilegate ai margini allora erano i posteggiatori. Tutti in pista a fare quattro salti per cuccare la bella di turno, che si dimostrava volubile, scostante, spesso volgare. Non potevi non andare in discoteca perché altrimenti eri un emarginato. Per gli altri eri uno sfigato. Ti toccava anche fingere di gradire quella musica. 
Ti dovevi far piacere quel mondo per non passare male. Nelle discoteche c'erano anche le cubiste, che erano ragazze inarrivabili. I discotecari con il look "figo" ed il gel nei capelli le adoravano. Il sogno per un discotecaro era farsi una cubista, magari nel bagno del locale. L'idolo delle ragazze invece era il deejay ma non disdegnavano neanche i buttafuori. Non dico poi delle file fatte per il guardaroba oppure per bere qualcosa! E che dire del fatto che non potevi portare ad esempio scarpe da tennis perché non ti facevano entrare in quanto ritenute pericolose in caso di rissa? Che dire poi dell'essere o non essere in lista per entrare? Che dire di quei fasci di luce che richiamavano i giovani anche a chilometri di distanza? Ma la discoteca era anche il regno dei luoghi comuni, delle smargiassate, delle scommesse, delle storie inventate tra amici. Era il cerchio alla testa che prendeva i discotecari la mattina dopo, in cui spesso avevano solo ricordi sfocati di quello che era accaduto la sera prima. Ma non voglio assolutamente fare una fenomenologia del discotecaro, che con gli anni è cambiato. C'era a chi andava bene la serata e limonava con una tipa sui divanetti e a chi invece andava male e prendeva le botte dai buttafuori. 
Quante cazzate in testa di quei giovani! Quanta voglia di farsi notare, di avere successo! Cosa è rimasto a distanza di anni? Niente. Assolutamente niente. Tra i giovani discotecari sovente c'era la cultura dello sballo. Importante era vivere intensamente, anche a costo di autodistruggersi. Pochi potevano ballare tutta la notte al ritmo della cosiddetta musica techno senza "l'aiuto" di droghe sintetiche. Ma ogni droga ha il momento top ed il momento down, oltre al fatto di produrre danni incalcolabili a lungo termine. Non sto facendo del bieco moralismo. Sono dati di fatto assodati ormai. Le statistiche parlano chiaro. Sono dati di fatto incontestabili ed interpretabili in un unico modo. Le discoteche non avevano solo luci psichedeliche c'era anche molto altro di psichedelico. Quanti giovani storditi dalle droghe andavano a tutta velocità con i loro bolidi e si schiantavano all'alba, non ritornando mai più a casa! Quanti giovani finivano di urgenza all'ospedale dopo aver fatto un brutto viaggio per un coma etilico! Personalmente non mi è mai piaciuto tutto quel sottobosco di personaggi che dominava incontrastato in discoteca. La discoteca ha anche i suoi punti di forza. È linguaggio del corpo. È momento liberatorio. Per alcuni è trasgressione. È socializzazione tra i pari come dicono gli esperti. È ricerca di espressività ed evasione. È un tentativo di rompere la solitudine. Però la musica è assordante. 
La voglia di protagonismo spesso è insoddisfatta. Non tutti i ragazzi riescono a rimorchiare con le loro movenze la bona di turno. Non tutti riescono ad accedere al privè o a prenotare dei tavoli. Le esperienze sovente sono border line. La bolgia è infernale. La fauna notturna è costituita da tantissime tribù, talvolta in rotta di collisione. Qualcuno penserà che con la scomparsa di molte discoteche sono andati persi molti posti di lavoro. A mio avviso altrettanti posti di lavoro sono nati per la creazione di altri divertimentifici. È chiaro che le discoteche erano state una delle soluzioni per inebetire i giovani, dopo tutto quel bagno di sangue che era stato provocato dallo spontaneismo armato e dagli opposti estremismi degli anni settanta. La classe dirigente aveva trovato una valvola di sfogo per i giovani, che per anni non avrebbero più contestato alcunché. La classe dirigente aveva trovato nella febbre del Sabato sera, nell'ennesima moda americana il modo per obnubilare le menti giovanili. Le soluzioni più efficaci per far sfogare i giovani negli anni ottanta e anche successivamente erano state lo stadio (in cui potevi fare qualsiasi cosa ed avere pene lievissime) e la discoteca. Ma le discoteche rispondevano in modo molto superficiale anche alla voglia di leggerezza e di spensieratezza dei giovani. Le discoteche non hanno prodotto alcuna cultura, diciamocelo francamente ed obiettivamente. 
Quello era il popolo della notte che seguiva pedantemente tutti i rituali e spesso faceva ore di macchina per stordirsi ed affaticarsi al ritmo di una musica sempre più elettronica: popolo della notte tutto con gli stessi gusti e l'identico immaginario. Molto era conformismo ed ostentazione. Molti volevano appartenere a qualcosa ed allo stesso tempo distinguersi in un mare di contraddizioni insanabili. Tutto era apparentemente dire sì alla vita, anche se in realtà molti si facevano del male. Alla fine del sabato sera in molti animi giovanili si celava solo lo smarrimento. I problemi dell'umanità passavano in secondo piano. Il dramma era non essere ricambiati sentimentalmente e/o non essere appagati sessualmente. Il potere aveva trovato un'altra volta il modo per sconfiggere l'idealismo giovanile. I giovani sfogavano in quell'unico modo tutte le frustrazioni della settimana. Quel mondo era fatto da una miriade di piccoli branchi che ballando nelle piste diventava un enorme branco giovanile addomesticato totalmente dal potere. Chi non è un giornalista prezzolato può scriverlo tranquillamente che il re era nudo e che dietro alle discoteche c'era solo il vuoto più allucinante. Apparentemente era svago, intrattenimento fine a se stesso. In realtà era solo business fatto sulla pelle dei giovani. Non fate l'errore di rimpiangere quel mondo semplicemente perché allora eravate giovani. Per me quel mondo ha sprecato parecchia gioventù e parecchia energie. Penso di aver scritto qui le cose come stanno e di non aver demonizzato nessuno. Non credo di essere uno snob a pensarla in questo modo. D'altronde non è colpa mia se questi locali notturni erano il non plus ultra dell'incomunicabilità ed espressione del nichilismo più sfrenato. Spero che ci saranno altri luoghi di ritrovo per giovani, altri divertimentifici più sani. Me lo auguro vivamente.

Davide Morelli


Scritture critiche: sulle discoteche Scritture critiche: sulle discoteche Reviewed by Ilaria Cino on settembre 06, 2019 Rating: 5

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