Recensione del mese: Fuoco fatuo - Drieu la Rochelle



Il breve romanzo  di Drieu la Rochelle fu ispirato dal suicidio del suo amico J. Rigaut, avvenuto  il 5 novembre 1929Lo  scrittore fu un esponente del movimento  surrealista francese. Nacque a Parigi, il 30 dicembre 1898 e mori a Châtenay-Malabry, 6 novembre 1929. Le sue opere affrontano spesso il tema del suicidio, gesto che lo stesso Rigaut portò a compimento nel 1929 all'età di trent'anni, come aveva annunciato, si sparò, prendendo addirittura in precedenza le misure con un righello per essere sicuro che la pallottola gli trapassasse il cuore.. Le sue opere più famose, sono: “Agenzia Generale del Suicidio”. Raccolta di, aforismi e scritti vari,: “Sarò serio come il piacere. La gente non sa quello che dice. Non c'è ragione di vivere, ma non c'è neanche ragione di morire. L'unico modo che ci rimane per testimoniare il nostro disdegno della vita, è di accettarla. La vita non vale neanche la pena di lasciarla”. Lord Patchogue” è la storia del signore d'una città che non esiste, padrone d'un nome fittizio e del suo bello stile. Ha una sola dignità: la vigliaccheria. È un vigliacco praticante. Non ha paura di parlare, purché di sé stesso, e a una sola persona per volta. Non ha voglia di avere.. “Riflessioni” è lo sfogo di un io che non tiene a nulla ma a nulla rinuncia. “È perfettamente intollerabile che voi abbiate un diritto in più di me. Intollerabile che ci sia qualcosa nel mondo che non sia per me. Ciò che per voi è buono, per me può essere non male. Voglio avere tutto ciò che avete, voglio avere tutto quello che voi volete avere.”  Drieu la Rochelle, invece (Parigi 1893 -1945), fu un autore la cui  opera fu condizionata dalle  contraddizioni politiche, del suo tempo che sfociarono,  dopo le incertezze del dopoguerra, in una aperta adesione a programmi reazionarî. Anche  Drieu la Rochelle si suicidò, ma per motivi metafisici, accanto al suo cadavere fu trovata una copia delle Upanishad. Drieu aveva cercato,  tramite la filosofia, il cristianesimo,  le  tradizioni dell’estremo oriente, una via d’uscita dalla vita.  Nel suo libro "Memorie di Dirk Raspe",  racconta  la vita di Vincent Van Gogh, grande suicida. Ma la sua opera giovanile in cui si nasconde il tarlo del suicidio è “Racconto segreto” che  ci rivela l’ossessione dello scrittore francese per  l’annullamento, in cui scrive:” Vorrei rientrare nella notte che non è la notte, nella notte senza stelle, nella notte senza dèi, nella notte che non ha mai portato il giorno, nella notte immobile, muta, intatta, nella notte che non è mai esistita e non esisterà mai. Così sia”  e ancora: ““Da ragazzo ho giurato a me stesso di restar fedele alla mia giovinezza: un giorno ho cercato di mantenere la parola”.  Il letterato Malraux, fraterno amico di La Rochelle, interrogato da Grover a proposito delle ragioni del suo suicidio, rispose: “Il fallimento per lui non era determinante; metafisicamente, Drieu ha detto: Ne ho abbastanza. In fondo, quando un uomo coraggioso non ha una fede, può facilmente uccidersi”, Racconto segreto, offre troppi motivi per un atto che non si può spiegare. Ma dopo questa piccola introduzione, vediamo quale è la trama del romanzo. Rigaut diviene nel romanzo Alain  L'azione copre l'arco di un giorno e di una notte e vi è grande intensità e tensione di vita proprio perché Alain ricerca disperatamente un motivo di sopravvivenza per liberarsi dalla dipendenza della droga che  appare più un pretesto che non l'obiettivo. Sa già che questo non sarà possibile, la lotta ha in sé un motivo di sconfitta e un atto di ribellione estremo. L'ultima richiesta di aiuto alla moglie separata, Dorothy, è fatta perché questa non risponda all'appello, è volutamente ambigua e anodina se paragonata alla situazione. La cena, l'ultima, in una ricca casa si trasforma nella rappresentazione del disagio sociale e morale di Alain: “. Esisto, sono tra di voi ma non mi vedete e non mi accettate perché sono diverso e non posso, non potrò mai essere come voi,”. Così è anche la visita all'amico Dubourg, compagno di vizio ora sposato e avviato verso una tranquilla vita dedicata agli studi di egittologia, alla moglie insignificante e alle due figlie, presso il quale, che pure si interessa amorevolmente a lui, non trova alcun conforto e vede solo la mediocrità di un'esistenza ormai incentrata su inutili presunzioni come la scrittura. L'ultimo peregrinare per le vie di una Parigi deserta con un amico e poi la decisione. Da questo romanzo Louis Malle ha tratto il film Fuoco fatuo del 1963. Vi è un elemento autobiografico in questo quinto film. Louis Malle, rampollo di una famiglia borghese della Francia del Nord, alla soglia dei 30 anni, dopo un lungo periodo trascorso in dissolutezze notturne, all'insegna dell'alcol e di occasionali incontri amorosi, era giunto a interrogarsi, come il protagonista del film, sul senso di restare "...immerso nell'adolescenza...una promessa e anche una menzogna...Ero io il bugiardo". A dispetto di alcune irruzioni del quotidiano (come gli accenni alla guerra di Algeria o la processione dei volti dei passanti davanti al bar all'Odéon, che evoca un mal di vivere esistenzialista), la regia di Malle conserva un rigore classico e autonomia nei confronti dei modelli narrativi della Nouvelle vague, caratterizzati da fratture e discontinuità. Il suicidio finale - soggetto peraltro abbastanza ostico da portare sullo schermo agli inizi degli anni sessanta  è già inscritto nell'inizio, con il protagonista, uno splendido Maurice Ronet (dandy nella vita, come nel film) che armeggia con la sua pistola di ex ufficiale mentre, nella sua camera della clinica per alcolisti, lunghi piani sequenza raccontano, con oggetti e fotografie, della sua storia. Le conversazioni coi vecchi amici, i racconti delle follie giovanili, il commento di una compagnia di omosessuali non lasciano intravedere altra soluzione a questo disperato viaggio nel passato. A chi accusava il film di falsità, proprio a partire dalla sua insistenza su un'unica, disperata tonalità narrativa, François Truffaut rispondeva: "...se Ronet fosse stato qualche volta aggressivo o odioso, la nostra adesione sarebbe stata più completa e il film, invece di essere semplicemente commovente, sarebbe stato realmente lacerante...Tutti i comici conoscono il riso per ripetizione, esiste anche il patetico per ripetizione; è il più interessante. Grazie a questo Louis Malle ha messo a segno il suo miglior film".

Francesco Innella


Recensione del mese: Fuoco fatuo - Drieu la Rochelle Recensione del mese: Fuoco fatuo - Drieu la Rochelle Reviewed by Ilaria Cino on dicembre 04, 2019 Rating: 5

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