Recensione del mese: Passi di Francesco Repetto






Quando si ha tra le mani un’opera che palpita, che sussulta di carnalità e misticismo, che trascina verso boschi sconosciuti, memorie, luoghi del divenire, allora è certo che siamo davanti ad un’opera di poesia; e una delle sintesi che meglio esprime la raccolta “Passi” di Francesco Repetto la troviamo nella poesia del poeta statunitense Henry David Thoreau: "Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza e in profondità e succhiare tutto il midollo della vita, sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire in punto di morte che non ero vissuto". Il midollo della vita di Thoreau, come anche l’inesprimibile nulla Ungarettiano, è ciò che si canta e decanta in questi straordinari versi, pieni di furore, saggezza e geniale follia: /Bruciami tempo/ ti prego/ istiga il mio canto/fammi sentire legato/con le tue mani addosso/ voglio guardarmi soffrire/ mischiarmi all’inferno/vivere/morire/; così proseguendo nella lettura di Fiamme e deliri: /ubriaco:/solo così mi avrete svuotato/e mi avrete riempito/ Risa, calore,/lasciate che veda,/le mie parole sono fuoco,/ed io sono impaziente/di impazzire/“. Il nulla, luogo di visionari, di catarsi e contemplazione respira in una parola libera e musicale che penetra l’altrove animandolo di silenzi indolenti, di forme nude di erica nel vento, poiane in volo, borghi di mare, saraghi curiosi, profumi di nebbia e vitigni assonnati:/C’è stato un tempo distratto/in cui lasciarci cullare/su campi di fiori/e vitigni assonnati,/sotto cieli indolenti/nell’azzurro dei monti/atmosfere distratte/di baci infuocati/C’è sempre un tempo per le messi/ed uno/per la neve che cade,/; ma lo stesso nulla è ben colto nella sua dimensione temporale, come momento breve d’ascolto e di creazione; così il tempo, il “Cogli la rosa quando è il momento” parafrasando Whitman è una delle maggiori riflessioni che il Repetto sembra inseguire e perseguire nella sua poesia. La caducità dell’esperienza artistica, l’ebbrezza di “smarrirsi, contemplare, sentire per il gusto di sentire” percorre l’intera opera dove vita e arte si mesciono sublimandosi nel verso. Dall’inno alla Liguria -  terra di poeti che vive nella poesia del Repetto come in uno di quei paesaggi orfici del Campana, intrisi di sogno ed erotismo - alle poesie per il padre dove l’esperienza della morte diviene grido, elevazione poetica:/Il rancido mormorio di un respiro affannoso,/dopo anni e anni di cosa,/cos'è mai la vita, Papà?/Oggi,/stanotte,/in questo infinito momento,/cosa rimane della tua vita?/. Contro “un tempo avaro di parole e sorrisi”  sorge il “Dolce sorriso di Orfeo” , grazie al quale si conquista lo spazio della parola; uno spazio che non è mai vuoto, dove il vuoto stesso è “silente e fragoroso”, uno spazio che risuona di sensi, assonanze, pause che lasciano sospirare, che seducono l’immaginario del lettore portandolo per mano nelle foreste del poeta, regalandoci sguardi ed emozioni. Con il Repetto possiamo azzardare che l’orfismo conosce nuovi natali e che sulla scia di Campana prende corpo in un linguaggio erotico - mistico, tanto vivace quanto inafferrabile dal momento che batte le strade del “sentire”; verbo particolarmente caro ad Alda Merini, altro poeta italiano che ha contribuito alla storia dell’orfismo con la sua opera “La presenza di Orfeo”, e che come ci ricorda “Sentire è il verbo delle emozioni, ci si sdraia sulla schiena del mondo e si sente…”. La scelta di rinunciare alle gabbie metriche a favore di una propria autenticità nel canto trova una precisa volontà nel riferimento al poeta Sanguineti:/Come dice Sanguineti/il mio stile è non avere stile,/ quindi corrompo me stesso/e mi infradicio/di versi scomposti/su un’aiuola che non esiste,/e ripongo una virgola,/e un’altra parola ripongo/sull’anima del mondo/. Essendo l’autore di Genova e dedito alla poesia fin dalla tenera età è lecito supporre la conoscenza del pensiero di Sanguineti nell’approccio alla scrittura, che com’è noto si avvalse di uno sperimentalismo linguistico, di oggetti, cose, sensazioni, richiami psicoanalitici, e di tutto ciò che poteva essere utile allo sviluppo del linguaggio poetico. In realtà in una scrittura così appassionata che fa di Francesco Repetto una voce chiara e distinguibile tra le mille voci di questo tempo, si percepisce a mio avviso, tutto lo spirito whitmaniano dello scrivere poesie; di quest’atto misterioso a cui non c’è risposta se non quella che ci fornì Whitman circa due secoli fa e cioè “Che tu sei qui, che la vita esiste e l’identità, che il potente spettacolo continua e che tu puoi contribuire con un verso".


(Passi, info all'acquisto www.facebook.com/francesco.repetto)


Ilaria Cino


Recensione del mese: Passi di Francesco Repetto Recensione del mese: Passi di Francesco Repetto Reviewed by Ilaria Cino on settembre 06, 2018 Rating: 5

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