Intervista a Claudia Zironi di Davide Morelli


Claudia Zironi, bolognese, opera dal 2012 nel mondo della diffusione culturale con la fantine Versante Ripido (www.versanteripido.it) dedicata alla poesia della quale è uno dei fondatori. Versante ripido nel 2o18 è stata anche rivista cartacea quadrimestrale con l’editore Terra d’ulivi di Lecce e la direzione di Stefano Iori. Nel 2017 Versante ripido si è costituita in associazione culturale e Claudia Zironi ne è Presidente. Zironi collabora anche con altre realtà associative rivolte alla cultura, all’arte e al sociale. Ha fatto e fa parte di giurie di premi di poesia a rilevanza nazionale.
E’ alla quinta pubblicazione poetica in Italia: la prima è del 2012 con Marco Saya Ed.: “Il tempo dell’esistenza” e la seconda del 2014 con Terra d’ulivi ed.: “Eros e polis”, uscita nel 2016 anche in USA con Xenos Books / Chelsea Ed. in traduzione di Emanuel Di Pasquale. La terza, uscita nel 2016 con Marco Saya Ed., è titolata “Fantasmi, spettri, schermi, avatar e altri sogni”. Nel 2018 ha corealizzato e coprodotto in KDP con la poetessa Silvia Secco e con la pittrice Martina Dalla Stella (collana Edizionifolli) il libro d’arte e poesia “Ursprungliches Leben – poesia e pittura in dialogo”. Sempre del 2018 è la pubblicazione indipendente su KDP “Variazioni sul tema del tempo” (per la collana di poesia Versante ripido). Altre notizie si possono trovare nel sito claudiazironi.wordpress.com

Sarà d’estate che le nostre mani
per caso si sfioreranno, le iridi
senza intenzione brilleranno e senza intenzione
ci guarderemo, un po’ più a lungo del dovuto
alle scimmie delle regole, ai cervi degli anni, al criceto
di un piccolo domani, più a lungo del dovuto
ai tanti abitanti dei nostri cammini.
Sarà d’estate che ci chiederemo
come sarebbe stato il nostro tempo
- ma non ci parleremo, sedute taceremo
ogni luna voluta, ogni bacio insensato, ogni
minuto sperato - come sarebbe stato
mie giovani amiche, come sarebbe stato?

Claudia Zironi

***

Quando è nato il suo amore per la poesia?

In adolescenza come per molti. Amavo leggere Ungaretti e Marinetti, ero rimasta folgorata dall’interpretazione teatrale di Majakovskij di Carmelo Bene. La prima poesia l’ho scritta a diciassette anni e non ho più smesso.


Potrebbe spiegare in parole semplici la sua poetica?

No, spiegare in parole semplici anni di studi, di ricerche, cambi di rotta non sarebbe facile, ma soprattutto non mi riconosco in una “poetica”, credo nel movimento e nella continua evoluzione, non credo di avere una cifra stilistica specifica e sono ondivaga nella progettualità. Per certo mi interessa la parola, la parola in carne e senso, ma anche la parola in musica e spirito, sono affascinata dall’origine della parola, dall’implicazione che ha sul pensiero e sull’evoluzione delle società umane, sono allettata dalla sperimentazione di tutte le sue possibilità sonore e evocative.


Ha mai avuto la tentazione di pubblicare un canzoniere e trattare esclusivamente di amore?

Per la verità, il mio secondo libro, illustrato con chine originali dell’artista Alberto Cini, uscito in Italia nel 2014 conTerra d’ulivi Edizioni di Lecce e nel 2016 in USA con le edizioni Xenos Books / Chelsea in traduzione di Emanuel Di Pasquale, è dedicato completamente all’amore. Il titolo è Eros e polis. Tuttavia non si tratta di un classico canzoniere: l’amore, come spesso accade nelle mie poesie, è un pretesto per parlare d’altro. Attraverso gli amori di una donna, o le possibilità, positive e negative, a cui l’eros avrebbe potuto condurla, Eros e polis cerca di definire un’epoca. In ogni modo, anche nei miei libri successivi, di impronta più filosofica e metafisica, l’amore è sempre presente come sorgente linguistica e motore che “move il sole e l’altre stelle”.

Il suo è un osservatorio privilegiato per giudicare la poesia e i poeti. Quale è secondo lei il livello degli scriventi a giudicare dai testi che le arrivano?

Sarà fortuna la nostra di Versante ripido o il livello generale dei poeti “professionisti” è alto? Non so dirlo: noi di solito riceviamo materiale di livello. Operiamo scelte editoriali che ci portano a non accettare tutto, a volte dobbiamo sfoltire i contributi troppo abbondanti o non coerenti con le tematiche dei numeri in uscita, ma difficilmente ci troviamo di fronte opere illeggibili e senza alcun valore da un punto di vista critico.
Credo che nel grande bacino poetico amatoriale italiano, la professionalità spicchi e sia riconoscibile e le variegate personalità degli scrittori siano evidenti, con buonapace di alcuni critici che vorrebbero che tutti appendessimo la penna al chiodo prostrandoci al cospetto del novecento e delle torri di avorio di un certo intellettualismo.

Per il grande critico Alfonso Berardinelli oggi i poeti contemporanei sono illeggibili o banali. È d'accordo?

Lupus in fabula, appunto…
Le rispondo con una citazione:
“[La poesia] è come un fiume carsico, quelli che scompaiono e poi ricompaiono un po’ più a valle. Invece credo che ci sia una grandissima diffusione della poesia oggi. Cioè: la poesia non è sacra, diceva Eluard, ma è alla portata di tutti. Allora tanti ‘tutti’ poverelli non pubblicheranno mai la loro poesia, in altri tempi non sarebbero mai stati conosciuti. Oggi con Internet per fortuna… credo che la soddisfazione al di là del valore, a prescindere dal valore della poesia, del sentimento poetico di una persona che venga conosciuto anche dagli altri, beh, credo che sia importante.”
Così rispondeva a un’intervista il caro e compianto Andrea Camilleri nel 2011.
Da questa risposta dobbiamo in primis cogliere la lezione dell’ umiltà. Poi riflettere sul concetto di “sentimento poetico” che accomuna e unisce tutti gli amanti della poesia. Una volta assunto il “sentimento poetico” come assioma, viene da sé che mai un poeta potrà essere illeggibile e banale perché se lo fosse non sarebbe un poeta.

Che ne pensa degli slam di poesia, degli instatpoets, della poesia visiva?

Wow!

Luzi, Calvino, De Andrè avevano una certa ritrosia a parlare di fronte alle telecamere. È indispensabile oggi saper parlare in pubblico per un artista? Secondo lei Elena Ferrante è solo una eccezione? Che ne sarà degli artisti timidi oppure ansiosi? Oppure di quelli che soffrono di dismorfofobia?

Sono spacciati. Ma sono spacciati pure gli altri. Se si mira alla visibilità e alla notorietà su vasta scala non è con le belle doti comunicative che si conseguono. In particolare nel mondo poetico vediamo che oggi ad avere passaggi televisivi, pubblicazioni con editori importanti, folto pubblico agli eventi non sono i poeti riconosciuti grandi dalla critica e al contempo di brillante presenza, ma fenomeni pubblicitario-consumistici mutuati da altri mondi collaterali alla poesia. Oggi non devi saper parlare di fronte alle telecamere, devi saper vendere e metterti in vendita, cavalcando magari il sensazionalismo senza tentare la strada della vera originalità. Devi conformarti alla semplificazione del pensiero pittogrammatico e al processo di deculturazione mediatica.

Per alcuni la poesia dovrebbe opporsi ai modelli dominanti della civiltà consumistica. Secondo lei è realisticamente possibile ciò?

L’arte può conformarsi o opporsi. Sono esistite e esistono validissime arti di regime in giro per il mondo. Personalmente tento l’opposizione.

Che rapporto ha con i poeti italiani contemporanei?

Ottimo. Credo che questi miei anni di vita recente siano i migliori in cui potessi sperare perché ho avuto l’opportunità non comune di conoscere di persona e quotidianamente dialogare con molti dei miei scrittori preferiti.

Cosa ne pensa di quella che viene definita attualmente poesia di ricerca? Alcuni poeti moderni vorrebbero eliminare l'io lirico. Che ne pensa?

A mio parere non esiste una contrapposizione tra poesia lirica e poesia di ricerca perché tutta la poesia di valore – in azione e pensiero - è di ricerca. Esistono scuole e correnti, gruppi, a volte chiusi e autoreferenziali, che si riconoscono nella tecnica che utilizzano o nell’ideologia che sposano.
Eliminare l’io lirico, eliminare il pathos, usare il verso lungo, usare elementi di modernità in chiusa, togliere la punteggiatura o inventarne di nuova, scrivere in verso libero o senza la fine verso, usare la parola in modo completamente avulso dal senso, per formare la poesia con la voce e con il corpo, non scrivere d’amore o non scrivere di ortaggi, fare politica, preferire i toni dell’elegia o quelli del cabaret, trattare di computer, parlare della sofferenza di un lutto, usare la parola cuore in rima con amore… nulla di tutto questo garantisce o elimina la possibilità di cadere nel banale, nel retorico e nel già detto, nell’intimismo più egoriferito e autoreferenziale.
Bisogna frequentare l’altrui poesia, l’arte, la filosofia e la scienza, bisogna sforzarsi di scrutare nel bel progetto da cui è scaturita l’opera, trovare la scintilla dell’originalità intelligente, bisogna avere voglia di sperimentare, bisogna lasciarsi contaminare ma rifuggire l’omologazione e la moda. Allora e solo allora, secondo me, si fa ricerca e al contempo si comprende e fa la poesia. E anche un poeta lirico, che ami parlare delle proprie esperienze personali, di delicati sentimenti in prima persona, potrà risultare nuovo e universale. Il novecento è morto e sepolto da un pezzo.

Leggere poesia può aprire la mente e combattere i luoghi comuni?

Sì. La visione del poeta è sicuramente originale. Il poeta non vede il mondo come gli altri esseri umani e ogni volta che riesce a trasmettere le sue visioni attraverso la parola, senz’altro crea una piccola fenditura nella caverna platonica per chi lo legge o ascolta.

Secondo l'immaginario comune il poeta è una persona sensibile. Secondo lei ciò corrisponde alla realtà?

Dipende cosa intendiamo per “sensibile”. Come dicevo sopra, senz’altro il poeta ha una visione del mondo sui generis. Tuttavia, i poeti sono e restano esseri umani con tutta la grandezza e le miserie della propria specie.

L'Italia è un Paese colmo di corporazioni. Anche a livello poetico ci sono diverse cricche a mio modesto avviso. Secondo lei è così?

Innegabile. Le corporazioni esistono, il sostegno tra amici e affiliati pure. Anche il mondo poetico funziona all’italica maniera. Versante ripido, fanzine e associazione, è nata per porsi trasversalmente alle corporazioni e offrire sostegno all’arte poetica cercando di riconquistare i lettori. In questi anni abbiamo dato visibilità a tutti i poeti e ai gruppi che abbiamo potuto, senza discriminare nessuno – ottenendo, tra l’altro, un’importante, anche se ancora incompleta, mappatura della poesia italiana. Ho sempre pensato che il “noi” dell’apertura fosse preferibile al “io” o al “noi” del circoletto chiuso. Ho lavorato moltissimo in questa direzione. Confido che questo alla lunga lasci un segno.

Davide Morelli

Intervista a Claudia Zironi di Davide Morelli Intervista a Claudia Zironi di Davide Morelli Reviewed by Ilaria Cino on luglio 31, 2019 Rating: 5

7 commenti

  1. Claudia Zironi ha il raro dono di credere in ciò che fa e nel contempo di fare la cosa giusta. la coincidenza delle due cose è assai rara. Ma non impossibile, ogni tanto accade, sia lode alla vita. E questa bella intervista ce ne dà una prova provata. Grazie per questo viatico ad un uso autentico del fine poetico senza reticenze e senza chiusure, grazie Claudia. SDS.

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    1. Grazie a te Stelvio, mi sento davvero sostenuta e compresa da te e dai tanti che mi hanno commentato via social. Sia lode alla vita! Ti abbraccio

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  2. Ringrazio Davide Morelli per avermi offerto l'opportunita' di confrontarmi con domande un poco provocatorie e molto stimolanti e la redazione di Le stanze di carta per lo spazio dedicato a questa intervista. Complimenti per il vostro lavoro che sento molto in sintonia con quanto portato avanti anche dalla redazione di Versante ripido. Un abbraccio a tutti.

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  3. Bellissima intervista, complimenti al conduttore e complimenti a te, Claudia, bravissima nella tua intelligente limpidezza. Un abbraccio. Rita

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    1. Cara Rita grazie per il passaggio e il commento. Felice di ritrovarti intellettualmente vicina dopo tanti decenni. Un abbraccio

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  4. Sento di felicitarmi sia con Morelli che con Claudia per un'intervista che offre spunti di riflessione interessanti e costruttivi.
    Sostanzialmente sono d'accordo con l'intervistata, soprattutto quando sostiene che:"L’arte può conformarsi o opporsi. Sono esistite e esistono validissime arti di regime in giro per il mondo. Personalmente tento l’opposizione."; "Sì. La visione del poeta è sicuramente originale. Il poeta non vede il mondo come gli altri esseri umani e ogni volta che riesce a trasmettere le sue visioni attraverso la parola, senz’altro crea una piccola fenditura nella caverna platonica per chi lo legge o ascolta."; "Dipende cosa intendiamo per “sensibile”. Come dicevo sopra, senz’altro il poeta ha una visione del mondo sui generis. Tuttavia, i poeti sono e restano esseri umani con tutta la grandezza e le miserie della propria specie.".
    Grazie per l'occasione di lettura e cari saluti,

    Sandro Angelucci

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    1. Caro Sandro, ti sono grata per il tempo che mi hai dedicato e per questa articolata condivisione dei punti salienti. Buona estate.

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