Scritture critiche: Sui libri e la scrittura.



Secondo l'indagine ISTAT del 2016 sono circa il 60% gli italiani che non leggono neanche un libro all'anno. Negli ultimi 6 anni sono stati persi anche circa 4 milioni di lettori. Alcuni sostengono sia colpa della grave crisi economica. Altri danno la colpa ad internet. I giovanissimi non leggono. Le donne leggono più degli uomini. Eppure le statistiche ci insegnano che sono troppi i laureati usciti dalle facoltà umanistiche e che solo il 30% dei laureati esce fuori da discipline scientifiche. Da questo si deduce che molti dottori, finiti gli studi, abbandonano completamente la lettura. Tullio De Mauro a suo tempo aveva messo in guardia dall'analfabetismo di ritorno. Insomma sono davvero pochi i divoratori di libri: coloro che fanno shopping compulsivo molto probabilmente non sono affatto lettori accaniti. Sono rarissimi anche i cleptomani nelle librerie italiche. Non esistono affatto ladri di opere di poesia. Ma quali libri leggono gli italiani? Nella stragrande maggioranza dei casi leggono volumi di personaggi televisivi, cantanti, Youtuber, comici, cuochi, sportivi. È stato stimato che soltanto un quinto dei libri venduti è pubblicato da scrittori veri e propri.
Il libro delle barzellette su Totti ha avuto un grande successo. Vengono venduti anche molti romanzi d'amore. I romanzieri autentici hanno problemi a vendere. Sono relativamente pochi i lettori, che cercano libri di qualità. Non voglio riportare tutte le cifre perché non sono il mio pane e perché questi dati vanno presi con il beneficio di inventario. Le case editrici e gli autori si vergognano a confessare le scarse vendite di libri "impegnati". È difficile trovare testimonianze a riguardo. Questa situazione infelice dovrebbe indurre autori e addetti ai lavori a fare autocritica, ma i più non fanno altro che chiudersi a riccio e a mantenere un atteggiamento snob. Sono pochi coloro che possono permettersi di vivere di scrittura: Camilleri(più di 10 milioni di copie vendute) Susanna Tamaro (con il suo bestseller ha venduto circa 15 milioni di copie), Federico Moccia, Elena Ferrante, Niccolò Ammaniti, Isabella Santacroce, Saviano(con Gomorra ha venduto più di 2 milioni di copie), Sandro Veronesi, Andrea De Carlo, Erri De Luca, Dacia Maraini, Sveva Casati Modignani, Alessandro Baricco. Enrico Brizzi può vivere di sola scrittura grazie soprattutto alle ristampe del suo primo romanzo. Forse dimentico qualche nome? Perdonatemi. Molti altri arrotondano con il giornalismo, l'insegnamento, i corsi di scrittura, le consulenze editoriali, le traduzioni, facendo radio oppure facendo gli autori televisivi, gli editor, i redattori, gli sceneggiatori. In Italia gli autori fanno un doppio lavoro o addirittura sono costretti a considerare la scrittura un dopolavoro. D'altronde anche in passato Kafka lavorava in una assicurazione, Svevo lavorava nell'azienda del suocero, Gadda faceva l'ingegnere alla Rai, Bianciardi era un traduttore, S.King faceva il bidello, Salinger era un intrattenitore su una nave da crociera, Joyce faceva il musicista. Ai giorni nostri Vincenzo Pardini fa la guardia giurata, Carofiglio fa il magistrato e Marco Buticchi gestisce uno stabilimento balneare. Andrea Vitali ha lasciato la professione di medico soltanto nel 2014 per dedicarsi esclusivamente alla scrittura. Sono lontani i tempi di Calvino e Pavese. Non c'e più neanche una azienda come la Olivetti in cui trovarono occupazione molti talenti. Questa condizione così precaria degli scrittori al mondo di oggi ha un unico grande vantaggio: non essendo considerati vip nella maggioranza dei casi non sono oggetto di gossip e neanche di critica biografica o psicoanalitica. Ma ritorniamo agli svantaggi. Si consideri che molto spesso le presentazioni dei volumi non vengono pagate. Addirittura spesso i costi(viaggio, pasti, pernottamento) ricadono tutti sugli scrittori. Le royalties sono scarse. Sono mosche bianche coloro che non pubblicano a proprie spese. Sono una rarità coloro che prendono un anticipo. La tiratura per la maggioranza dei libri è scarsa. La distribuzione lascia a desiderare se uno non pubblica con una grande casa editrice. Per un esordiente le difficoltà sono insormontabili. Per uno scrittore italiano vendere 5000 copie è già un successo. Ma con 5000 copie in un anno non si campa di certo. Per il momento abbiamo parlato di romanzieri ma per altri generi va molto peggio. L'eBook può essere una opportunità. Prendiamo ad esempio un genere come la poesia. Sono pochissimi coloro che non pubblicano a proprie spese: solo i poeti che pubblicano con Mondadori, Crocetti, Einaudi, Garzanti. I ricavi sono davvero scarsi. Ma c'è sempre l'opportunità dell'autopubblicazione di eBook. Pubblicare un eBook  può essere una fonte di reddito ed un modo per farsi conoscere da una ristretta cerchia di persone(almeno per ora). Alcuni scrittori hanno avuto anche un grande successo, iniziando con l'eBook, come ad esempio Anna Premoli(premio Bancarella) e Roberto Emanuelli.  Basta ricordarsi che la signora James(pseudonimo) ha venduto circa dieci milioni di copie tramite internet, prima di approdare all'editoria tradizionale. Ora la trilogia delle Cinquanta sfumature è famosa in tutto il mondo. Che sia questo il futuro? L'editoria tradizionale dovrebbe stare in guardia e dovrebbe stare soprattutto al passo con i tempi.  Dovrebbe fare molto più scouting per scrittori emergenti. Per il resto che dire? Ai nativi digitali l'ardua sentenza.
C'è chi pensa che la scrittura sia un dono di Dio. Chi pensa invece che sia un vizio, uno sfogo, un bisogno, un modo per sublimare (come ad esempio gli psicanalisti) o soltanto una semplice passione. Per alcuni scrivere è pura masturbazione mentale (Gesualdo Bufalino considerava la scrittura un atto impuro). Ho sempre pensato che per scrivere non bisogna utilizzare l'intelligenza ma anche la stupidità: le  tare, le fissazioni, le ossessioni, i pregiudizi, i limiti. Nella scrittura non si riversa soltanto la parte razionale ma anche la personalità e l'inconscio. Ci sono stati ad esempio i surrealisti che si sono lasciati sopraffare dall'inconscio, usando la scrittura automatica. Anche i futuristi con il loro paroliberismo non sono stati da meno. Tramite la scrittura può riaffiorare sia l'inconscio individuale che l'inconscio collettivo. Sono lontani i tempi della logica cartesiana. Alcuni scrittori e poeti in passato hanno anche cercato di rimuovere l'inconscio nelle loro opere perché ne avevano paura. Ma è stato tutto inutile. Oggi molti autori cercano un compromesso: cercano di raggiungere un equilibrio tra conscio ed inconscio. A mio parere comunque la scrittura può aiutare. Può essere terapeutica. A differenza degli psicofarmaci non ha controindicazioni. Ci sono infatti psicofarmaci che possono alterare il Qt e ricordo ad esempio che la sindrome del Qt lungo può causare la morte(chi assume queste sostanze è sempre meglio che periodicamente si faccia visitare da un cardiologo). A differenza della psicoterapia è necessario solo un foglio ed una penna oppure un personal computer e non c'è bisogno di un analista che costa centinaia di euro all'anno. Naturalmente non voglio dire che nessuno più dovrebbe usare psicofarmaci o fare psicoterapia ma oggi moltissime persone alla minima difficoltà si rivolgono alla psicoterapeuta o chiedono la pillola. Comunque ora in Italia si stanno diffondendo anche le scuole di scrittura creativa perché secondo alcuni esperti si può sempre imparare a scrivere o comunque si può sempre migliorare perché ognuno ha delle potenzialità inespresse. Dirò di più: in Italia ci sono psicoterapeuti che esercitano la psicosintesi e credono nella scrittura libera come metodo per conoscere meglio la persona. Naturalmente anche per questo bisogna pagare. Il difetto di questi corsi però è che costano cari e forse non sono molto utili perché a mio avviso i modi più efficaci per scrivere meglio sono leggere molto ed esercitarsi da soli. È necessario a tale proposito citare Aldo Busi che scrive: "chi non è scrittore non sa che farsene delle teorie sulla scrittura, chi lo è non ne ha bisogno". Non c'è da dire niente altro su questo. Successivamente bisogna anche sottoporre al vaglio degli esperti le proprie creazioni ma solo in un secondo momento. Naturalmente quando si legge molto si incorre in due rischi: 1) imitare troppo alcuni autori 2) inibirsi ed autocensurarsi perché si prende come modello di riferimento autori geniali. 
Una cosa è certa: bisogna essere pazienti e mettere in conto che ogni sforzo fatto può rivelarsi inutile. Ci sono comunque attività cognitive che perdiamo per strada quando diventiamo adulti. Da bambini tutti fanno i disegni ma sono relativamente pochi coloro che da grandi si esercitano nella pittura. Da adolescenti tutti tengono un diario ma sono relativamente pochi coloro che scrivono da adulti. Sono a conoscenza che ci sono critici letterari che ritengono che oggi siano moltissimi i grafomani scapestrati: intere legioni di principianti che scrive senza arte e senza parte. Personalmente ritengo che scrivere non provochi danno ad alcuno e sia un ottimo modo per lavorare su di noi. Coloro che vogliono diventare scrittori spesso si lamentano del fatto di non avere storie da raccontare e di essere a corto di ispirazione. Ma in fondo a mio avviso prima bisogna vivere, viaggiare, fare esperienza e poi scrivere. Naturalmente ci sono anche delle eccezioni: Salgari fu un uomo sedentario ma aveva una immaginazione straordinaria. Kant si mosse raramente dal suo paese ma pensò nonostante ciò tutto il pensabile. Lo stesso dicasi per Emily Dickinson che fu una grande poetessa. Inoltre bisogna scrivere solo quando qualcosa urge realmente da dentro, solo quando si sente indispensabile esprimersi per non essere ripetitivi e per non scrivere sempre il solito libro. C'è chi scrive per questioni banali: fare soldi e chi invece scrive per i posteri. A mio avviso è più utile scrivere per mettere ordine al mondo oppure per aggiungere un poco del proprio disordine nel mondo. Qualcuno ha detto che oggi è già stato scritto tutto e che è quasi impossibile avere gloria postuma. Al di là di questo è sempre meglio non pensare di ritenersi memorabili. Essere tali è difficile: bisogna avere stile, contenuti, originalità, costanza, carattere, fortuna. È sempre più salutare scrivere per noi che per gli altri. Scrivere è sempre una rivelazione.

Davide Morelli

Scritture critiche: Sui libri e la scrittura. Scritture critiche: Sui libri e la scrittura. Reviewed by Ilaria Cino on giugno 05, 2019 Rating: 5

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